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24 gennaio 2018

Assegni familiari 2018 e quote di maggiorazione di pensione

L’INPS ha rilasciato la Circolare numero 10 del 24-01-2018 con la quale comunica, gli importi aggiornati degli assegni familiari 2018 e quote di maggiorazione di pensione.
Per puntualizzare, non si parla degli assegni per il nucleo familiare ANF (anche se questi comunemente vengono chiamati Assegni Familiari). Gli ANF infatti sono una prestazione a sostegno del reddito delle famiglie dei lavoratori dipendenti e assimilati e ai pensionati da lavoro dipendente. Gli assegni familiari invece spettano ai soggetti esclusi dalla normativa sull’assegno per il nucleo familiare.

Assegni familiari 2018 e quote di maggiorazione di pensione, a chi spettano

Gli assegni familiari spettano ai:
  • coltivatori diretti
  • coloni,
  • mezzadri
  • piccoli coltivatori diretti
Le quote di maggiorazione di pensione invece spettano ai pensionati delle gestioni speciali per i lavoratori autonomi.

Assegni familiari e quote di maggiorazione di pensione, quanto spetta



Gli importi degli assegni familiari per il 2018 sono:
  • 8,18 euro mensili spettanti ai coltivatori diretti, coloni, mezzadri per i figli ed equiparati;
  • 10,21 euro mensili spettanti ai pensionati delle gestioni speciali per i lavoratori autonomi e ai piccoli coltivatori diretti per il coniuge e i figli ed equiparati;
  • 1,21 euro mensili spettanti ai piccoli coltivatori diretti per i genitori ed equiparati. 

Assegni familiari 2018 e per le quote di maggiorazione di pensione, limiti di reddito

Allegati alla circolare l’INPS rilascia inoltre le tabelle dei limiti di reddito familiare da considerare per il diritto agli assegni familiari e le quote di maggiorazione delle pensioni da lavoro autonomo. Gli importi sono aggiornati in base al tasso d’inflazione rilavato dall’ISTAT nel 2017 che è pari all’0,9%.
I limiti di reddito mensili ai fini dell’accertamento del carico (non autosufficienza economica) e quindi del riconoscimento del diritto agli assegni familiari per il 2018 sono:
  • Euro 714,62 per il coniuge, per un genitore, per ciascun figlio od equiparato;
  • Euro 1250,58 per due genitori ed equiparati.

***CIRCOLARE INPS



(Fonte: www.lavoroediritti.)

22 gennaio 2018

Sportello di Ascolto al Cittadino

Sportello di Ascolto al Cittadino


foto

Lo sportello ha il compito di raccogliere eventuali segnalazioni dei cittadini e di tutti coloro che a vario titolo intrattengono relazioni con gli uffici comunali su eventuali episodi di malfunzionamento degli uffici e/o nella gestione di processi di lavoro/procedimenti che in virtù delle anomalie segnalate sono suscettibili di rappresentare fattori predisponenti di rischio corruttivo.


Il pubblico si riceve esclusivamente nei giorni di :
dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00 , Mercoledì pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00

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19 gennaio 2018

Bonus Renzi potenziato: aumenta la platea degli 80 euro

Da quest’anno il bonus renzi da 80 euro, che la Finanziaria di tre anni fa rese strutturale, cioè duraturo nel tempo, avrà margini di manovra un po’ più ampi. 
L’ultima Legge di Bilancio ha infatti innalzato a 24.600 euro (rispetto ai vecchi 24.000) la soglia di reddito entro la quale sarà possibile godere degli 80 euro pieni, avanzando di conseguenza a 26.600 euro (rispetto ai precedenti 26.000) il “confine” di applicazione complessiva del beneficio che, scavallati i 24.600 euro, non verrà azzerato ma andrà appunto decrescendo gradualmente fino alla soglia dei 26.600 euro. 
Aumentano insomma i destinatari, lavoratori dipendenti o soggetti che durante l’anno percepiscono redditi assimilati al lavoro dipendente. Ne sono quindi esclusi i redditi da pensione. Rientrano invece:

  • i compensi percepiti dai lavoratori soci delle cooperative
  • le indennità e i compensi percepiti a carico di terzi dai lavoratori dipendenti per incarichi svolti in relazione a tale qualità
  • le somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio, premio o sussidio per fini di studio o addestramento professionale
  • i redditi derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continuativa
  • le remunerazioni ai sacerdoti
  • i compensi per lavori socialmente utili in conformità a specifiche disposizioni normative.

Anche coloro che sono provvisti di un datore di lavoro che non ricopre il ruolo di sostituto d’imposta (cioè che non è tenuto a effettuare le trattenute Irpef in busta paga), vedi ad esempio colf e badanti, possono comunque godere del bonus chiedendolo a posteriori nella dichirazione dei redditi (Caf Acli è disponibile con le sue sedi territoriali o col servizio Il730Online). 
Non ne sono nemmeno esclusi i cassaintegrati e i percettori di mobilità e disoccupazione. Anch’essi, infatti, sono percettori di “busta paga” soggetta a ritenuta.
 Vi sono due requisiti senza i quali il bonus non può essere riconosciuto. E cioè:

  • è necessaria la presenza, nel corso dell’anno, di almeno un reddito da lavoro dipendente o assimilato, come quelli che abbiamo sopra elencato;
  • ma soprattutto l’imposta lorda sulla somma dei redditi da lavoro dipendente o assimilato deve essere superiore all’ammontare della detrazione spettante su di essi: deve, cioè, risultare superiore alla detrazione da lavoro dipendente.
  • (fonte: https://www.mycaf.it/)
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12 gennaio 2018

Bonus a sostegno della maternità e delle famiglie 2018

Anche per il 2018 (oltre ai bonus casa) sono previsti vari bonus a sostegno della maternità e delle famiglie, in particolare a quelle in condizioni economiche precarie, e detrazioni fiscali. 
Tra conferme e ritocchi, arrivano alcune new entry: 
il reddito di inclusione, le detrazioni per gli abbonamenti ai trasporti pubblici e gli sconti sulle bollette dell’acqua. 
Sul portale dell’Inps (www.inps.it) si trovano informazione dettagliate e istruzioni per le domande e l’erogazione dei contributi di competenza dell’istituto di previdenza, quasi tutti. A disposizione, per chiarimenti e inoltro delle richieste, il contact center (803.164 gratuito da rete fissa; oppure 06.164.164 da rete mobile, a pagamento, in base alla tariffa applicata dai singoli gestori telefonici) e gli sportelli degli uffici territoriali tradizionali, oppure presso patronati e caf che offrono consulenza e assistenza.
Meglio informarsi bene, prima di presentare più istanze, e fare qualche conto. Alcuni aiuti sono cumulabili, altri no.

Bonus mamma domani

E’ il contributo una tantum dato alle donne in gravidanza, all’ottavo mese di gestazione, indipendentemente dal reddito. L’importo è di 800 euro. E’ riconosciuto anche alle mamme che adottano o hanno in affidamento un bimbo.

Bonus bebè

Il bonus bebè è stato confermato, ma con un taglio netto sulla durata. Verrà erogato per il primo anno di vita (e non più per i primi tre anni) di un bimbo nato, adottato o avuto in affidamento a partire dal primo gennaio 2018. Resta il limite di reddito, cui sono vincolate le somme prefissate: assegno da 80 euro al mese per 12 mesi per le famiglie con l’Isee fra i 7.000 euro e i 25.000 euro annui; assegno da 160 euro al mese per 12 mesi per chi ha l‘Isee sotto i 7.000 euro l’anno. Per i piccoli venuti alla luce o arrivati in famiglia entro 31 dicembre 2017, garantiscono dall’Inps, il contributo sarà mantenuto per i primi tre anni di vita.

Bonus nido

Il bonus asilo nido è un contributo economico destinato alle famigli con figli piccoli, indipendentemente dal reddito Isee. Si tratta di mille euro all’anno, spalmati su 11 mesi ed erogati al massimo per tre anni. Questa misura di sostegno è estesa anche ai bimbi che hanno malattie croniche gravi e ricevono cure e sostegno a domicilio. Il budget a disposizione, però, non è senza limiti. Meglio presentare le richieste il prima possibile.

Contributo nido e baby sitting

Per le mamme lavoratrici che rinunciano al congedo parentale facoltativo, rientrando prima in servizio, ci sono contributi per pagare le rette del nido o le baby sitter. L'importo massimo è di 600 euro mensili per sei mesi per le dipendenti e le iscritte alla gestione separata, ridotti in caso di part time, dimezzati nella durata per le lavoratrici autonome e le imprenditrici. Anche per queste erogazioni i fondi sono prefissati, ad esaurimento.

Reddito di inclusione

Una delle importanti novità del 2018 è il Reddito di inclusione, per il quale è stato possibile presentare domanda già dal primo dicembre 2017. Chi ne ha diritto? Spetta alle famiglie in estrema difficoltà economica, da documentare con l’Isee, e in particolare a quelle con figli minori, donne incinte, disabili, ultra 55enni disoccupati. Per averlo, un nucleo familiare deve avere contemporaneamente un Isee sotto i 6.000 eurio, l’indicatore Irse non superiore a 3.000 euro, un patrimonio immobiliare (diverso dalla casa di abitazione) fino a a 20.000 euro e depositi e conti correnti con un saldo inferiore a 10.000 euro (ridotto a 8 mila euro per la coppia e a 6 mila euro per la persona sola). Le domande, diversamente che per molti altri bonus, non vanno presentate all’Inps ma ai comuni di residenza. L’importo assegnato vari da 187,50 a 485,41 al mese, in base al numero dei componenti della famiglia.

Assegni familiari

L’annunciata rivoluzione, rammentano dall’Inps, non c’è stata. Tutto resta come prima. L’assegno al nucleo familiare è un sostegno economico erogato dall'Istituto di previdenza per le famiglie dei lavoratori dipendenti, dei titolari delle pensioni e delle prestazioni economiche previdenziali da lavoro dipendente e dei lavoratori assistiti dall’assicurazione contro la tubercolosi. Gli importi si calcolano in base alle tabelle messe a punto l’anno scorso dall’Istituto di previdenza. Fino al recente passato, per la legge italiana le uniche famiglie riconosciute cui potevano essere pagati gli assegni familiari erano quelle composte da madre, padre ed eventuali figli o i nuclei monogenitoriali. Dopo la Legge Cirinnà sono state introdotte importanti novità che riguardano gli assegni per le convivenze di fatto e le unioni civili fra persone dello stesso sesso.

Bonus neo papà

Le agevolazioni previste per i neo papà in altri Stati europei sono lontane anni luce. Ma qualcosa si è mosso. Sono stati portati a 5 – 4 obbligatori più 1 facoltativo, tiene a precisare l’Inps – i giorni di congedo retribuito concessi per la nascita di un figlio. Per ora sono coinvolti i lavorati dei settori privati. Per l’estensione ai dipendenti pubblici, ove non sia già prevista dai contratti di lavoro, si attendono disposizioni ad hoc.

Bonus neo diciottenni

Anche il bonus cultura per ragazzi e ragazze che compiono 18 anni – 500 euro da spendere in beni e attività culturali – è stato prorogato per il 2018 e ampliato rispetto alle tornate precedenti,aumentando le voci rimborsabili ammmesse. Info e registrazioni in www.18app.italia.it

Detrazioni bus e metrò

Un’altra novità di quest’anno è la possibilità di portare in detrazione, nella dichiarazione dei redditi, una quota della spesa sostenuta per acquistare abbonamenti a bus, metro treni, direttamente e per familiari: lo sconto fiscale è del 19 per cento, il limite di spesa scalabile di 250 euro. I datori di lavoro potranno portare in deduzione totale le spese sostenute per il rimborso dei titoli di viaggio dei propri lavoratori dipendenti.

Detrazioni affitto studenti fuorisede

E’ stata confermata, e con modifiche positive, la possibilità di detrarre parte delle spese d’affitto sostenute per i figli che studiano in università lontane da casa. La detrazione resta pari al 19 per cento e per una cifra massima di 2.633 a famiglia, con un tetto di sconto di 500 euro nella ipotesi più alta. La condizione è che la distanza tra luogo di residenza e ateneo sia di almeno 100 chilometri. La novità è che, nel caso in cui lo studente viva in una zona montana e disagiata, la detrazione potrà essere applicata anche per distanze di almeno 50 chilometri.

Fondo sostegno natalità

Rimane attivo il fondo creato per consentire l’accesso al credito a famiglie con un nuovo nato o un bimbo appena adottato. Attenzione a non fare confusione. Lo Stato non erogherà direttamente i soldi, ma farà da garante per i genitori che hanno bisogno di ottenere un prestito da banche e intermediari finanziarie. L’importo massimo previsto è di 10.000 euro, da restituire in 7 anni

Bonus gas, luce e acqua

Le famiglie numerose e a basso reddito potevano e possono già avere sconti sulle bollette dalla luce e del gas. Da quest’anno le riduzioni si applicano anche alle fatture dell’acqua.

10 gennaio 2018

Lo stipendio non potrà più essere pagato in contanti. In arrivo la tracciabilità e la trasparenza delle buste paga

Lo stipendio non potrà più essere pagato in contanti
 Quella che era solo una proposta di legge ora è diventata realtà. 
La legge di bilancio infatti, ha stabilito che dal 1° luglio 2018 il datore di lavoro potrà versare lo stipendio solo attraverso strumenti di pagamento tracciabili. Niente più contanti, dunque: le buste paga dovranno essere trasparenti. 
*Cosa si intende per tracciabilità e trasparenza delle buste paga? 
*Perché è importante che le modalità di pagamento dei lavoratori siano quanto più possibili trasparenti? 
*Quali saranno gli obblighi a carico del datore di lavoro
*Come potranno essere pagati i dipendenti? 

Tracciabilità delle buste paga: stop ai contanti
La nuova normativa vieta al datore di lavoro o all’azienda di pagare lo stipendio dei propri dipendenti in contanti. A breve, dunque, saranno messi al bando i “soldi cash” per pagare la retribuzione, anche se di piccoli importi. Il datore di lavoro potrà versare lo stipendio solo attraverso strumenti di pagamento tracciabili. A partire dal 1° luglio 2018, infatti, tutti i datori di lavoro o committenti non potranno più corrispondere ai dipendenti lo stipendio a mezzo di denaro contante, qualunque sia la tipologia di lavoro instaurato. Il divieto vale quindi per tutti i dipendenti. La retribuzione e ogni anticipo di essa potrà, quindi, essere versata solo attraverso modalità tracciabili: ecco perché sul punto si parla di tracciabilità delle buste paga.
Obiettivo della nuova normativa sulla tracciabilità delle buste paga è quello di porre fine alla spiacevole prassi di pagare i lavoratori meno di quanto risulta in busta paga e di quanto previsto nei contratti collettivi nazionali (Ccnl). È infatti noto che alcuni datori di lavoro, sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, pur facendo firmare al lavoratore una busta paga dalla quale risulta una retribuzione regolare.  Sul punto, è bene sapere che la firma del lavoratore sulla busta paga non costituisce necessariamente prova dell’avvenuto pagamento.

Tracciabilità delle buste paga: gli obblighi del datore

Gli obblighi del datore di lavoro, per come scaturenti dalla nuova normativa, saranno molto semplici. Ciò in quanto, a ben vedere, il meccanismo di soluzione dell’abuso descritto è banale: basta garantire la trasparenza dei pagamenti.
Per impedire la mancata corrispondenza tra quanto risultante in busta paga e quanto effettivamente corrisposto al dipendente è sufficiente che le buste paga siano tracciabili. A tal fine è necessario che quanto sia stato versato dal datore di lavoro ai dipendenti abbia un riscontro. Ciò significa che la retribuzione non potrà essere più pagata in contanti, ma solo attraverso strumenti di pagamento tracciabili.

Pagamento dello stipendio: come deve avvenire?

Il datore di lavoro potrà versare le retribuzioni con:
  • bonifico;
  • strumenti di pagamento elettronico, ricaricando ad esempio una carta di credito:
  • assegno bancario o circolare consegnato;
  • presso la posta;
  • anche mandando alla banca un elenco di persone che dovranno riscuotere la retribuzione in contanti.
Ciò che rileva è che il pagamento dello stipendio sia tracciabile, poiché solo la trasparenza dei pagamenti può difendere il lavoratore da eventuali prassi abusive.

Divieto di pagamento in contanti: a quali lavoratori si applica

Il divieto di pagamento dello stipendio in contanti si applica a tutti i lavoratori dipendenti subordinati e parasubordinati. Quindi non solo ai contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato o determinato, ma anche alle collaborazioni coordinate e continuative ed ai contratti di lavoro instaurati in qualsiasi forma dalle cooperative con i propri soci. Sembrerebbero restare fuori i pagamenti di borse di studio, attività di amministratore di società e tutti gli altri pagamenti per compensi di lavoro autonomo occasionale (contratto d’opera).
Non sono interessati dalla riforma, invece:
  • i rapporti di lavoro instaurati con la pubblica amministrazione (anche se per questi era già stato stabilito, nel 2011, del Governo Monti, il divieto di pagamento della retribuzione in contanti per compensi superiori a mille euro);
  • il lavoro domestico. Dunque, badanti e colf che lavorano almeno quattro ore giornaliere presso lo stesso datore di lavoro potranno  essere ancora pagate in contanti.
  • (fonte: https://business.laleggepertutti.it/)

8 gennaio 2018

Dichiarazioni obbligatorie 2018 per gli invalidi civili

Icric, Iclav, Acc.As/Ps: le dichiarazioni annuali che i titolari di prestazioni di invalidità devono inviare all’Inps.
Percepisci la pensione d’invalidità civile, l’indennità di accompagnamento, di frequenza o un’altra prestazione di assistenza che l’Inps riconosce agli invalidi civili? Forse non sai che ci sono delle dichiarazioni che annualmente devono essere presentate all’Inps, a seconda del tipo di prestazione riconosciuta.
Queste dichiarazioni, dette dichiarazioni di responsabilità, devono essere inviate ogni anno, tramite Caf o direttamente dal sito dell’Inps, generalmente entro il mese di marzo.
Le dichiarazioni di responsabilità per gli invalidi civili sono richieste ogni anno con la campagna Inv Civ. Nel dettaglio, l’Inps provvede a richiedere, ai soggetti beneficiari di prestazioni assistenziali collegate allo stato di invalidità civile ed erogate dall’ente, l’invio delle dichiarazioni di responsabilità.
La richiesta è inviata dall’Inps con una lettera che contiene una matricola e l’invito a trasmettere le informazioni necessarie tramite la compilazione di una precisa pratica.
Le dichiarazioni sono dirette a verificare il diritto all’indennità di accompagnamento, all’indennità di frequenza e all’assegno mensile; inoltre devono essere dichiarate le situazioni di ricovero, la frequenza di istituzioni scolastiche e l’eventuale dimora all’estero.
L’Inps, in pratica, richiede annualmente ai soggetti titolari di indennità di assistenza la presentazione di una dichiarazione, che attesti l’esistenza e la permanenza dei requisiti richiesti per garantire l’erogazione della prestazione assistenziale di cui già usufruiscono.
La dichiarazione di responsabilità serve quindi a evidenziare la situazione economica dell’interessato, per stabilire se ha diritto a determinati trattamenti, il cui ammontare dipende dai redditi posseduti.
Le prestazioni per cui è necessario l’invio delle dichiarazioni di responsabilità sono:
  • l’indennità di accompagnamento;
  • l’indennità di frequenza;
  • l’assegno mensile di invalidità, o assegno di assistenza;
  • l’assegno sociale e la pensione sociale.
  • Quali sono le dichiarazioni di responsabilità per gli invalidi civili

    • Icric per lo stato di ricovero dei titolari delle prestazioni di invalidità civile;
    • Icric Frequenza per lo stato di ricovero dei titolari delle prestazioni di indennità di frequenza e per le informazioni relative alla frequenza di un’istituzione scolastica;
    • Iclav per lo svolgimento o meno di attività lavorativa per i titolari delle prestazioni di invalidità civile;
    • As/Ps per la permanenza del requisito della residenza stabile e continuativa in Italia per i titolari di pensione sociale, assegno sociale e assegno sociale sostitutivo di invalidità civile;
    • As/Ps per le condizioni di ricovero per i titolari di assegno sociale e assegno sociale sostitutivo di invalidità civile.
    (FONTE: https://www.laleggepertutti.it/)

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7 gennaio 2018

Come si calcola giacenza media conto corrente per l'isee 2018

La Giacenza conto corrente e saldo nell'ISEE 2018, sono due dati fondamentali che devono essere comunicati dai contribuenti che richiedono il rilascio dell'ISEE 2018tramite compilazione della DSU, dichiarazione sostitutiva unica, essenziale per poter accedere alle agevolazioni previste dallo Stato in termini di prestazioni assistenziali e sostegno al reddito.
L'entrata in vigore della riforma ISEE, che ha visto tra l'altro anche l'approvazione di nuovi modelli DSU, ha consentito allo Stato di determinare chi sono quelle famiglie che hanno veramente bisogno del sostegno economico e di ricevere assistenza e prestazioni, e stanare invece i finti poveri.

Cos'è il patrimonio mobiliare nel modello ISEE 2018?

Il patrimonio mobiliare nel nuovo modello ISEE 2018, è tra i dati che vanno autodichiarati dal contribuente in sede di richiesta DSU e rilascio Isee. Tali dati, devono essere inseriti mediante la compilazione del MODULO FC.1 - QUADRO FC2 “PATRIMONIO MOBILIARE" del nuovo modello ISEE 2018, cioè informazioni che riguardano il possesso di conti correnti bancari e postali, Titoli di Stato, rapporti finanziari detenuti all'estero, partecipazioni azionarie ecc detenuti alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di presentazione della DSU.
Per cui se la DSU è richiesta a febbraio 2018, le informazioni sul patrimonio mobiliare da dichiarare, ai fini di calcolo nuove soglie ISEE 2018, sono quelle detenute fino al 31 dicembre 2017.
Attenzione: La prima sezione del quadro deve essere compilata obbligatoriamente mentre la seconda sezione, non va compilata se non si è posseduto alcun rapporto finanziario ma va barrata la relativa casella, per dichiarare appunto che non si è avuto un conto corrente bancario o postale a proprio nome, buoni postali ecc.
Rientrano in questo quadro le seguenti voci:
  • Conto corrente bancario e postale: va indicato il saldo contabile attivo al lordo degli interessi, al 31 dicembre 2016 per l'ISEE 2017.
  • Titoli di Stato ed equiparati, obbligazioni, certificati di deposito e credito, buoni fruttiferi ed assimilati: va indicato il valore nominale delle consistenze alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello di presentazione della DSU. 
  • Azioni o quote di organismi di investimento collettivo di risparmio (O.I.C.R.) italiani o esteri: va indicato il valore risultante dall'ultimo prospetto redatto dalla società di gestione alla data del 31 dicembre.
  • Partecipazioni azionarie in società italiane ed estere quotate in mercati regolamentati, non regolamentati o di società non azionarie.
  • Somme di denaro o beni non relativi all'impresa, affidate ad un gestore patrimoniale.
  • Strumenti e rapporti finanziari, polizze assicurative sulla vita e/o di capitalizzazione, fatta eccezione per i contratti di assicurazione sulla vita misti che alla data del 31 dicembre risultano non riscattabili dall'assicurato.
  • Valore del patrimonio netto per le imprese individuali in contabilità ordinaria: va indicato il valore delle rimanenze finali e del costo dei beni ammortizzabili per le imprese individuali in contabilità semplificata.

Giacenza media conto corrente ISEE 2018: cos'è?

Con la riforma ISEE, per la prima volta, la giacenza media conto corrente postale e bancario è entrata nel calcolo ISEE.

Pertanto i contribuenti che devono richiedere il rilascio della DSU, dichiarazione sostitutiva unica, sono obbligati a dichiarare sotto la propria responsabilità due dati molto importanti riguardanti il patrimonio mobiliare che sono il saldo e la giacenza media.
La giacenza media annua conto corrente, è la somma di denaro di cui dispone il cliente in un dato periodo dell'anno, ovvero, l'importo medio depositato sul conto.
Tale importo, va indicato nel modello ISEE nel Quadro FC.2, prima sezione: depositi e conti correnti bancari e postali dopo aver indicato il tipo di rapporto finanziario detenuto dal contribuente, l'ammontare del saldo contabile attivo ed altre informazioni che vedremo in dettaglio nel prossimo paragrafo.
Ricordiamo che la giacenza media è tra i documenti ISEE 2018 necessari da portare al Caf o al commercalista.

Come si calcola la giacenza media annua sul conto corrente? 

Come si calcola la giacenza media sul conto? Ai fini di calcolo ISEE 2018, il contribuente deve dichiarare la somma media depositata sul conto, per determinare la giacenza media si deve far riferimento agli estratti conto in cui sono riportati i dati che servono per calcolare la somma delle giacenze giornaliere da dividere poi per 365, ovvero, la formula per calcolare l'importo della giacenza media.
Nell’estratto conto quindi, bisogna individuare dove sono indicati, ai fini di calcolo degli interessi, i numeri creditori, che però possono indicati anche un altro nome a seconda del tipo di banca, come ad esempio, possono trovarsi sotto la dicitura di calcolo delle competenze o degli interessi, riassunto scalare o scalare per valuta.
Per ottenere la giacenza media, è sufficiente prendere tutti gli estratti conto bancari o postali ricevuti nel corso dell'anno, per cui se si ricevono estratti conto trimestrali, si avranno 4 estratti conto per ciascun anno.
Per ciascun estratto conto, rilevare i numeri creditori totali dopodichè sommarli e dividerli per 365, in questo modo si ottiene l'importo della giacenza media.
Nel caso in cui, il conto corrente fosse cointestato, la quota di saldo e giacenza media è pari al 50% se sono due i titolari del conto, se sono 3 la quota da indicare è pari al 33,3%, e così via. 

Giacenza media: esempio di calcolo 

Per calcolare la giacenza media sul conto corrente, occorre innanzitutto effettuare il calcolo delle giacenze giornaliere per ogni giorno dell’anno, per cui se la giacenza è di 100 euro e i giorni sono 100, 100 x 100 = 10.000 euro.

Dopodiché bisogna moltiplicare le singole giacenze giornaliere per i giorni in cui sono rimaste costanti, quindi se la giacenza è di 70 euro e i giorni sono 15, 70 x 15 = 1.050 euro, giacenza di 20 euro e giorni 250, 20 x 250 = 5000 euro.
Una volta ottenuti tutti gli importi, occorre sommarli per ottenere la giacenza totale per cui: 10.000 + 1.050 + 5000 = 16.050. 
La giacenza totale va divisa per 365 giorni, quindi 16.150/365 = 43,97 arrotondamento a 44 euro. La giacenza media sul conto corrente è pari a 44 euro, questo è il dato che va indicato nel modello ISEE.
  

Come dove si dichiara saldo e giacenza media conto corrente sull'ISEE 2018?

Il saldo e la giacenza media conto corrente sull'ISEE 2018, vanno indicati nel Quadro FC.2, prima sezione: depositi e conti correnti bancari e postali ma prima il contribuente deve indicare nella colonna chiamata "tipo-rapporto", il codice relativo alla tipologia di rapporto finanziario posseduto, ovvero: 
  • Codice 01 se si tratta di conti correnti bancari o postali. In questo codice, rientrano anche i conti in valuta, vincolati o di pagamento.
  • Codice 03 se è titolare di Conto deposito a risparmio libero/vincolato ivi compresi i libretti al portatore e nominativi sia postali che bancari.
  • Codice 09 se a conto terzi individuale/globale: ossia, conti aperti temporaneamente od occasionalmente per effettuare determinate operazioni. Questi possono essere individuali cioè intestati al cliente o globali se in essi confluiscono importi derivati da operazioni a nome di diverse persone come ad esempio i ricavi di cedole, diritti di custodia o di recupero assegni smarriti, rubati o pagati per errore.
Il contribuente, dopo aver indicato il codice che identifica il tipo di rapporto finanziario detenuto, anche se estero, deve indicare il codice fiscale dell’operatore finanziario, il l'importo del saldo contabile attivo al lordo degli interessi al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di presentazione della DSU e la giacenza media annua riferita allo stesso anno.
Dopo aver compilato questi dati, il contribuente trova un'altra tabella a due colonne, che deve compilare con la data di inizio e di fine del rapporto, ma solo se il conto è stato aperto o chiuso durante il 2016, alla fine della sezione della prima sezione del quadro patrimonio immobiliare FC.2 ISEE si trova la tabella relativa ai contribuenti che hanno avuto più di un conto corrente aperto a proprio nome, che vediamo in dettaglio nel paragrafo successivo.

Calcolo ISEE 2018 saldo e giacenza di più conti correnti:

Il quadro ISEE relativo al patrimonio mobiliare del contribuente è obbligatorio ed è presente sia che si utilizzi il modello ISEE mini, che è la versione semplificata sia l' ISEE integrale che va usato per richiedere agevolazioni e prestazioni quando nel nucleo familiare del richiedente DSU è presente un disabile, uno studente universitario, oppure, un contribuente che non ha l'obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi o se i genitori non sono conviventi. 
Pertanto dopo aver compilato la sezione I del quadro FC 2 ISEE con tutti i dati:
  • codice rapporto finanziario;
  • codice fiscale della banca o posta su cui è appoggiato il conto corrente;
  • importo saldo contabile;
  • giacenza media;
  • data inizio e fine rapporto se aperto o chiuso nel corso del 2017, c'è la colonna riservata ai contribuenti che hanno più di un conto corrente intestato.
Nella colonna conto corrente intestasto, vanno quindi indicate le somme dei saldi e delle giacenze, nel caso in cui, il contribuente alla data del 31 dicembre 2017 risulti intestatario di più conti correnti aperti a suo nome, cointestati o per conto terzi.
Per cui occorre indicare per i saldi totali A e le giacenze totali B. In questo caso come si calcola ISEE 2018?
  • Se la differenza tra il saldo di tutti i conti A e di tutte le giacenze B è positiva, l’ISEE si calcola sul saldo mentre se la differenza è negativa, l’ISEE è calcolato sulla giacenza media.
  • Se però la giacenza media è superiore al saldo perché nell'anno precedente il contribuente ha acquistato per esempio una casa o titoli di Stato, quindi beni immobiliari o mobiliari, per un importo superiore alla differenza tra B e A, allora l’ISEE è calcolato sul saldo. Per indicare ciò, oltre che barrare la relativa casella, occorre indicare l’incremento del patrimonio immobiliare (C) e/o l’incremento del patrimonio mobiliare (D) che si è verificato nell'anno precedente, ma affinché il calcolo ISEE avvenga sul saldo e non sulla giacenza, occorre che l'incremento del patrimonio, sia maggiore della differenza tra saldo e giacenza media.
  • (Fonte:https://www.guidafisco.it/)
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4 gennaio 2018

On line le istruzioni per il ravvedimento operoso e la rateazione dei tributi comunali

Dal 1° gennaio sono in vigore i nuovi regolamenti relativi al ravvedimento operoso e alla rateazione degli avvisi di accertamento dei tributi comunali.
Accedendo al proprio cassetto tributi, il contribuente che non ha ancora ricevuto avvisi di accertamento troverà gli strumenti di calcolo per le diverse tipologie di ravvedimento per parziale/omesso pagamento e per omessa o infedele dichiarazione, con la possibilità di stampa del mod. F24 precompilato.
Sempre accedendo al proprio cassetto tributi, chi ha avuto notificati avvisi di accertamento per parziale/omesso pagamento e per omessa o infedele dichiarazione troverà i modelli per la richiesta di rateazione degli importi dovuti. L’ufficio tributi, acquisita l’istanza, rilascerà nel cassetto tributi il piano di rateazione secondo il numero di rate richiesto dal contribuente.

2 gennaio 2018

Bonus assunzioni giovani 2018

Bonus Assunzioni Giovani 2018, nuovo sgravio contributivo  è la nuova agevolazione introdotta dal Governo per favorire l’aumento di lavoro stabile. Si tratta di una misura introdotta nella legge di bilancio 2018 e consiste in uno sgravio contributivo INPS pari al 50% dei contributi fino a 3000 euro annui per 3 anni.
Lo sgravio contributivo può essere richiesto per l’assunzione a tempo indeterminato o la stabilizzazione di contratti a termine di giovani under 30 (under 35 fino al 31/12/2018). Come detto le agevolazioni di cui avranno diritto i datori di lavoro saranno pari al 50% dei contributi INPS per 3 anni. Il bonus assunzioni giovani 2018 potrà salire al 100% dei contributi per il primo anno, ma sempre con un tetto massimo di 3.000 euro e a determinate condizioni.
Bonus Assunzioni Giovani 2018, sgravio contributivo INPS al 50% L’Art. 1 comma 100 della Legge 205/2017 introduce un nuovo esonero contributivo per assunzioni di giovani. La misura ha lo scopo di promuovere l’occupazione giovanile stabile attraverso uno sgravio contributivo per i datori di lavoro. Lo sgravio sarà pari al 50% dei contributi INPS per un massimo di 3.000 euro su base annua ripartito su base mensile per 36 mensilità. Potrà essere richiesto per assunzioni dal 1º gennaio 2018 con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Bonus lavoro giovani 2018, quando spetta.....
  • il lavoratore non abbia compiuto i 30 anni di età (35 solo nel periodo fino al 31 dicembre 2018);
  • il lavoratore non abbia lavorato con contratto a tempo indeterminato nei 6 mesi precedenti la data di assunzione con nessun datore di lavoro (tranne per lavoratori con parziale fruizione dei benefici);
  • il datore di lavoro non abbia effettuato licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo o licenziamenti individuali nei sei mesi precedenti l’assunzione;
  • il datore di lavoro sia in regola con i principi generali di fruizione degli incentivi art. 31 D. lgs 150/2015 (es. durc regolare, rispetto CCNL, diritto di precedenza ecc);

Riassunzione di lavoratori con parziale fruizione dei benefici

Nei casi di assunzioni di lavoratori per i quali sia stato parzialmente fruito l’esonero da parte di altri daori di lavoro il beneficio è riconosciuto per il periodo residuo utile alla piena fruizione, indipendentemente dall’età anagrafica del lavoratore alla data delle nuove assunzioni.

Revoca del bonus lavoro giovani 2018 e recupero del beneficio già fruito

In un caso può esservi la revoca del bonus lavoro giovani 2018 e recupero del beneficio già fruito. L’art. 1 comma 105 della L. 205/2017 stabilisce che se il lavoratore assunto con gli sgravi viene licenziato per giustificato motivo oggettivo nei primi 6 mesi, si ha la revoca e il recupero degli incentivi. Lo stesso avviene in caso di licenziamento nello stesso periodo di un lavoratore della stessa unità produttiva con stessa qualifica.

Bonus lavoro giovani 2018 per prosecuzione apprendistato

Il bonus del 50% per un massimo di 3000 spetta anche per la stabilizzazione a tempo indeterminato di un apprendistato a patto che l’apprendista non abbia più di 30 anni. In questo caso l’esonero spetta per 12 mesi oltre i normali benefici di 12 mesi previsti per la prosecuzione dell’apprendistato art. 47 comma 7 D. lgs. 81/2015.

Bonus giovani 2018 per trasformazione di contratti a termine

Il bonus giovani 2018 spetta anche per le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine. Il bonus spetta per le trasformazioni avvenute dal 1° gennaio 2018 sempre nei limiti di età previsti dalla norma ovvero 35 anni per il 2018, 30 anni dal 2019.

Agevolazioni Assunzioni under 35, sgravio contributivo al 100%

Le Agevolazioni Assunzioni under 35 possono essere elevate al 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro in taluni casi. L’esonero contributivo o sgravio contributivo è del 100%, ma per un massimo di 3000 euro complessivi annui su base mensile per 36 mensilità. Restano comunque esclusi i premi e contributi dovuti all’INAIL ed è sempre necessario il requisito anagrafico. Il bonus giovani al 100% spetta per le assunzioni entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio:
  • studenti che hanno svolto presso il medesimo datore attività di alternanza scuola-lavoro;
  • studenti che hanno svolto, presso lo stesso datore di lavoro periodi di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore, il certificato di specializzazione tecnica superiore o periodi di apprendistato in alta formazione.

Esonero contributivo giovani 2018, a chi non si applica

Il suddetto Esonero contributivo giovani 2018 non si applica ai rapporti di lavoro domestico e ai rapporti di
apprendistato.
Infine non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente, limitatamente al periodo di applicazione degli stessi.

FONTE: lavoroediritti.com

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